Molti proprietari di serpenti si chiedono se il loro rettile li riconosca davvero o se, in realtà, li consideri solo una fonte di calore e cibo. A differenza di cani e gatti, i serpenti non basano le relazioni sull’affetto come lo intendiamo noi, ma questo non significa che non possano distinguere il loro umano da uno sconosciuto. Lo fanno però in un modo tutto loro, sfruttando soprattutto l’olfatto e le vibrazioni. In questo articolo scopriremo come un serpente percepisce il mondo, come può imparare a riconoscerti e quali segnali indicano che si sente a suo agio con te.
Indice
- Olfatto, calore e routine: il loro sistema di riconoscimento unico
- Né amore né domande d’amicizia: come si manifesta la “familiarità” nei serpenti
- Calma è benessere: come capire se ti vedono come un pericolo o una presenza rassicurante
Olfatto, calore e routine: il loro sistema di riconoscimento unico
I serpenti vivono in un mondo sensoriale molto diverso dal nostro. Non hanno una vista sviluppata come quella dei mammiferi domestici, e nemmeno un udito “classico”: percepiscono più che altro vibrazioni e suoni a bassa frequenza. Per loro, il senso davvero fondamentale è l’olfatto, o meglio, una combinazione tra olfatto e gusto grazie all’organo di Jacobson, situato sul palato. Quando il serpente “tira fuori la lingua” non sta facendo una smorfia: sta catturando minuscole particelle odorose nell’aria e portandole a questo organo speciale per analizzarle.
È proprio così che, col tempo, può imparare a riconoscere il suo proprietario. Se lo maneggi regolarmente, il tuo odore diventa familiare: il serpente capisce che quella particolare combinazione chimica non è associata a un pericolo. Allo stesso modo, il calore corporeo è un altro elemento che impara ad associare a te. Molte specie, soprattutto i pitoni e i boa, hanno fossette termorecettive che rilevano il calore degli altri animali: quando ti avvicini, il tuo “profilo termico” diventa un segnale familiare.
La routine gioca un ruolo importante. Se lo prendi sempre nello stesso modo, nello stesso contesto e senza comportamenti bruschi, il serpente memorizza questa sequenza di esperienze come sicura. Non è “riconoscimento” emotivo nel senso umano, ma è un apprendimento basato su ripetizione e assenza di minacce.
Questo spiega perché, in mano a te, può restare calmo e immobile, mentre in mano a un estraneo potrebbe essere più teso, agitato o cercare di fuggire. Non è che “ti vuole bene” come farebbe un cane: semplicemente ha imparato che non rappresenti un rischio e che la tua presenza non porta conseguenze negative.
In poche parole, per un serpente “riconoscere” significa identificare un insieme di segnali olfattivi, termici e comportamentali che indicano sicurezza. E, nel suo linguaggio silenzioso, questo è già un grande complimento.

Né amore né domande d’amicizia: come si manifesta la “familiarità” nei serpenti
Quando parliamo di “riconoscimento” negli animali domestici, pensiamo subito a gesti affettuosi: il cane che scodinzola, il gatto che fa le fusa. I serpenti, però, non comunicano in questo modo. Non hanno espressioni facciali, non fanno versi “affettuosi” e non cercano coccole. La loro familiarità si manifesta in comportamenti molto più sottili, che vanno interpretati con attenzione.
Un serpente che ti conosce difficilmente mostrerà reazioni difensive quando ti avvicini: niente sibili, colpi con la testa o tentativi di fuga improvvisa. Potrebbe restare immobile mentre ti osserva, muovere lentamente la lingua per analizzare l’aria, oppure avvicinarsi con movimenti lenti e controllati. Questo non significa che “ti vuole bene”, ma che ti considera parte dell’ambiente sicuro e prevedibile in cui vive.
Alcuni serpenti, con il tempo, imparano persino a collegare la tua presenza a momenti positivi, come la somministrazione del cibo o un’uscita dal terrario per esplorare. Questo può portarli a essere più attivi e curiosi quando ti vedono. Tuttavia, bisogna ricordare che si tratta di un condizionamento, non di un legame affettivo come lo intendiamo noi.
La “familiarità” nei serpenti è, quindi, più simile a una tolleranza consapevole: sanno che non rappresenti un pericolo e che la tua interazione non porta conseguenze negative. Questo è il massimo livello di “amicizia” che possiamo aspettarci da un rettile.
Eppure, per chi ama questi animali, è un traguardo speciale. Sapere che un animale così diverso da noi si fida abbastanza da restare calmo in nostra presenza è una dimostrazione di successo nella gestione e nella cura. Significa che abbiamo rispettato i suoi tempi, compreso il suo linguaggio e creato un rapporto basato su sicurezza e costanza.
In sostanza, se il tuo serpente non scappa, non soffia e non si irrigidisce quando ti avvicini, considera già la tua presenza un elemento neutro o positivo. Nel suo mondo, questo è il più alto grado di “riconoscimento” possibile.

I serpenti non provano affetto come cani o gatti, ma possono imparare a riconoscerti attraverso odore, calore e routine. Se restano calmi e rilassati in tua presenza, significa che ti vedono come una parte sicura del loro mondo. In linguaggio rettiliano, è il massimo complimento che puoi ricevere dal tuo amico squamato.